mercoledì 26 settembre 2012

#Fashion: le borse Banane Taipei

A fine agosto ho ceduto all'ultima tranche di saldi, quella "ti mettiamo al 70% qualsiasi cosa basta che mi svuoti il negozio che mi arriva domani la collezione invernale". Ceduto è una parola riduttiva per indicare l'acquisto di una borsa, due abiti, una maglia e un trench della collezione passata...ma in fondo è tutto supporto all'economia italiana che, si sa, ne ha tanto bisogno.

La borsa in questione l'avevo adocchiata da un po': Banana Taipei, la bag in tela che riproduce a stampa l'ormai mitica Birkin di Hermes, in svariati colori. 



La borsa è disponibile in due grandezze: versione Tote, circa 36 cm per 30 cm, e versione Baby, circa 21 cm per 18 cm. Quest'ultima, che ho visto nei negozi solo più recentemente, ha delle sostanziali differenze rispetto alla sua "mamma": una chiusura a cerniera, invece che una semplice calamita centrale, e due passanti laterali per aggiungervi una tracolla. E' lo stesso sito Banane Taipei a suggerire in un video due simpatiche varianti: sostituire la classica tracolla con un foulard, o con una catena retrò.
Il costo di entrambe si aggira intorno al centinaio di euro (paradossalmente, meno per la Tote che per la Baby).


Il modello scelto da me è una Tote celeste, davvero capiente: un punto a suo favore, proprio per la possibilità di riempirla a dismisura, sono i manici in tessuto e non in plastica, decisamente più resistenti al peso (considerate che nel mio arsenale borsa quotidiano ci sono sempre l'iPad e un libro, non proprio leggerissimi se messi insieme).





Quest'acquisto mi ha resa subito entusiasta: borsa comoda, resistente, adattabile ad ogni outfit. Ha un che di sbarazzino che la rende perfetta per la vita di tutti i giorni, ma è sufficientemente modaiola da dare un tocco glam quando la situazione lo richiede. L'ho usata spessissimo, compresa la serata della VFNO di Milano. 




Purtroppo, sin dal primo utilizzo si è manifestato un problema: i manici hanno prima cominciato a stingere (sulla maglietta bianca dell'ultimo outfit, per la precisione...), poi la patina sintetica che li ricopriva continuando la stampa del fronte, ha letteralmente cominciato a staccarsi, rivelando l'anima di cotone bianco originale. 
Questa l'immagine dopo il primo utilizzo in assoluto: un disastro su tutta la linea.



Ho parlato con vari rivenditori, e sembra essere un problema isolato: una singola borsa fallata, non un problema ricorrente della casa produttrice. Pochi giorni fa, circa 20 dall'acquisto, ho infine avuto modo di riportare la borsa laddove l'avevo comprata, e la gentilissima titolare del negozio nel giro di 24 ore si è attivata per darmi una risposta, che purtroppo è stata sconcertante: Banane Taipei sostituiva i capi fallati solo entro la fine di agosto, con presentazione di regolare scontrino fiscale, e non era più possibile fare nulla. 
Ora, al di là che questo dovrebbe ricordare a tutte che i maledetti scontrini vanno tenuti sempre, non solo per i prodotti tecnologici (io quello della borsa l'avevo già ampiamente lanciato), sono rimasta a dir poco perplessa dal fatto che il brand desse un ultimatum temporale alla sostituzione di acquisti così evidentemente fallati: la mia storia personale con Blugirl, che non è esattamente regina di precisione per quel che riguarda i manici delle sue borse, testimonia almeno un costante interesse nel sostituire il modello anche con uno della nuova collezione, se quello fallato non è più disponibile.

Pollice verso, insomma, per Banane Taipei, per quanto mi dispiaccia molto, visto che la borsa in se stessa mi ha molto soddisfatta (sto meditando ipotesi con Kate per una sistemazione fai da te dei manici), e miravo già all'acquisto di una Baby. 
Posso solo suggerirvi, se decidete per l'acquisto, di informarvi molto attentamente sui tempi di restituzione, controllando immediatamente nei giorni successivi la tenuta della borsa.

Donna avvisata...!

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